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Intervista a Susanna Spugnoli e Sebastian Mureddu, vicecampioni del mondo di danza wheelchair combieVersione stampabile


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“Ho cominciato nel 2006, quasi per gioco, per la voglia che ho sempre avuto di intraprendere questa disciplina”.

Ed oggi, otto anni dopo, con una medaglia d'argento in più in bacheca, ottenuta agli ultimi mondiali di Tokio, Susanna Spugnoli può guardare con grande soddisfazione al percorso compiuto fino ad ora: per sei volte campionessa italiana di “danza wheelchair combie” e una collaudata partnership con Sebastian Mureddu, il ballerino che l'ha accompagnata al trionfo nelle ultime cinque manifestazioni nazionali e che l'ha condotta anche a successi internazionali.

“Era un sogno che avevo da sempre, quello di poter fare danza sportiva – ci confida Susanna Spugnoli, che poi aggiunge – non ho fatto questo per “agonismo”, ma per gioco, appunto. Adesso, però, dopo i risultati raggiunti, vivo tutto questo con uno spirito diverso.

L'esperienza del ballo per me vuol dire mettermi in gioco con la mia personalità, riuscire a dimostrare che nella vita posso fare tutto: entrare in pista è per me già un successo”.

In tutto questo, merito va anche al suo compagno, Sebastian Mureddu...

“Con Sebastian ho un bellissimo rapporto: ci dividono 150 chilometri - io sono di Pontassieve (provincia di Firenze) e lui è di Cecina (Livorno) – ma questo non ci scoraggia. Riusciamo ad allenarci quantomeno due volte al mese ed abbiamo un'empatia straordinaria: l'accordo, nella danza, è fondamentale, anche perché, nelle competizioni, non si sa mai su quali musiche si ballerà. E nella nostra categoria “combie”, l'accordo è ancora più determinante”.

Una conferma a questo intenso rapporto che arriva anche dalle parole di Sebastian: “con Susanna ho un bel rapporto di amicizia. Ballare con i paratleti? Un'esperienza incredibile, straordinaria. E lo dice uno che fa il ballerino di professione...”

E se dovessimo trovare dei lati negativi nella vostra avventura?

“Probabilmente – ci segnalano sia Susanna che Sebastian – dovrebbe essere data maggiore attenzione ai paratleti nelle manifestazioni che si disputano in Italia, dal punto di vista logistico. Ci sono troppe difficoltà per i paratleti che, fortunatamente, svaniscono nelle gare internazionali. Da questo punto di vista siamo davvero indietro rispetto a molti paesi stranieri”.

Per concludere questa bella chiacchierata, un ricordo su una gara che vi ha regalato un'emozione particolare, qualcosa che vi ha lasciato davvero senza parole, che vi fa venire ancora la pelle d'oca al solo pensiero.

“Tutte le gare sono meravigliose dal punto di vista emozionale – prende la parola Susanna – ma gli ultimi mondiali, per il risultato raggiunto e per come è stato raggiunto, sono stati davvero incredibili. Io non muovevo un braccio, siamo stati indecisi fino all'ultimo se gareggiare o meno. Poi, solo due giorni dopo aver ripreso la mobilità del braccio e aver deciso di partecipare, siamo scesi in pista: secondi, a Tokio. Secondi a livello mondiale”.



13/03/2014


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